Anche se molti grower restano fedeli alle lampade HPS, alcuni amanti della coltivazione indoor si stanno avvicinando alle nuove tecnologie LED. In questo articolo cerchiamo di individuare gli errori più comuni nell’utilizzo di questo nuovo tipo di lampade e quali differenze esistono tra le due tipologie.
La prima differenza riguarda la temperatura: le lampade LED hanno la particolarità di scaldare allo stesso modo sia al di sopra che al di sotto delle stesse. In genere invece le lampade tradizionali al sodio, misurano una temperatura più alta nella zona irradiata. Si può affermare che la temperatura ideale di una grow-room si aggiri intorno ai 23 gradi centigradi: le piante possono respirare liberando liquidi e generando umidità, assorbendo a loro volta altra acqua e nutrimenti dal terreno, proseguendo un percorso di rigoglioso sviluppo.
Una lampada normale produce calore e se l’ambiente ha una propria temperatura di 23/24 gradi, sotto la lampada essa arriverà oltre i 29 gradi. Questa è una differenza di cui tenere assolutamente conto: se utilizziamo lampade al LED che generano pochissimo calore, la temperatura dell’ambiente deve essere già pari a quella desiderata, quindi circa 5 gradi centigradi in più rispetto quella che di solito è impostata utilizzando lampade al sodio.
Se la temperatura ideale di una coltivazione con LED è di 29.4 gradi centigradi è altrettanto vero che c’è un margine di tolleranza tra 26.5 e 32.2. Al di sopra di tale intervallo tuttavia le piante sarebbero sottoposte ad un enorme stress, mentre al di sotto della soglia minima non potrebbero traspirare correttamente, compromettendo la crescita. Si tenga infine presente che durante la fase vegetativa (che può essere sostenuta da prodotti come Alga Grow c’è bisogno di una luce meno intensa e una temperatura ottimale di 26/27 C°. Il livello di umidità per ogni fase di crescita utilizzando lampade LED corrisponde al 40%: solo in questo modo la pianta potrà svilupparsi in maniera corretta e assumere liquidi e nutrienti dalla terra.
Coltivazione indoor: distanza e altezza cui appendere le lampade LED
Un altro aspetto importante da considerare quando si cambia lampada è la sua area di irradiazione e quindi l’altezza ideale cui va appesa. In commercio esistono tanti tipi di lampade LED che si differenziano proprio per il wattaggio. Quando si scelgono ad esempio due pannelli LED da 180 watt, l’ideale è appenderli ad una distanza di 60 cm calcolati dalla distanze che separa i centri dei due pannelli affiancati.
Questo calcolo è legato alla capacità di copertura centrale di una lampada di tale wattaggio (circa 60×60 centimetri) fino a raggiungere i margini più distanti dove l’intensità è minore (circa 90×90 centimetri): in questo modo la distribuzione della luce sarà omogenea, dato che i fasci di luce incrociati si sommeranno.
Questo per quanto riguarda la collocazione dei pannelli tra loro, ma come posizionarli rispetto alle piante? Lo spazio indicativo varia da 30.5 a 35.5 centimetri, riferendosi allo spazio che intercorre tra la cima della pianta e la superficie inferiore della lampada LED. Molti preferiscono considerare da subito 35.5 centimetri in modo da lasciare un piccolo margine di crescita della pianta già calcolato; usando lampade di wattaggio inferiore, la distanza andrebbe dunque ridotta di alcuni centimetri, mentre con wattaggi più elevati, ad esempio 350 watt, lo scarto aumenta di 10 centimetri.
Substrato e innaffiatura: coltivazione indoor con lampade LED
Il substrato ottimale per una lampada LED è costituito da un mix di terra sottile, che non trattiene troppa umidità e garantisce un buon drenaggio. Il ricambio di aria (in questa categoria trovi prodotti professionali dedicati) è importante e si consiglia l’uso di un estrattore, nonchè un ricambio di ossigeno 3/4 volte all’ora.
Per comprendere il momento migliore per innaffiare non è sufficiente toccare la parte superficiale della terra: essa deve essere quasi del tutto arida anche in profondità: il getto deve penetrare fino alla base del vaso e ci si può fermare quando l’acqua esce dagli appositi forellini.