Quanto è redditizia la coltivazione della canapa? Si tratta di una domanda che in molti si pongono e a cui non si può fornire una risposta univoca. Il ragionamento guida potrebbe (dovrebbe?) essere il seguente: decidere di dedicarsi alla coltivazione di questa pianta per fare concretamente qualcosa di supporto sia per il pianeta, l’ambiente e sia per le persone… con la consapevolezza che può generare profitto. Una vocazione quindi, prima che un lavoro? Probabilmente si, ma ad ogni modo il presidente dell’associazione Toscanapa Cesare Tofani ha stimato recentemente che:
lavorare circa un ettaro di canapa significa spendere circa 900/1000 euro, considerando i vari costi di gestione… vendendo i prodotti agricoli quali sementi e paglia, il profitto sarebbe molto più elevato e arriverebbe circa a 2400 euro… In realtà sono da considerare molteplici fattori quali l’efficienza dei macchinari e la perizia degli operatori, il clima, la qualità del suolo, le varietà cresciute e così via…
La stima fa riferimento alla vendita di semi e paglie di buona qualità e seccate nella maniera corretta ad uno dei centri di trasformazione ubicati in Italia che attualmente si trovano solo a Carmagnola – Piemonte e Crispiano a Taranto.
Il Dottor Agronomo Marcello Scarcella, responsabile della società Eletta Campana sta attualmente monitorando alcune coltivazioni nel centro e nel sud italiano. Facendo un paragone con la coltura del mais, un contadino guadagnava in tempi floridi circa 500/600 euro me in annate quali l’attuale che necessitano di più irrigazioni, il ricavato scende vertiginosamente (una irrigazione costa circa 70/80 euro per ogni ettaro)… la canapa invece anche da questo punto di vista rappresenta una scelta più sicura e porterebbe in condizioni di analoga difficoltà circa 800 euro di profitto per ogni ettaro coltivato.
Cesare Tofani ha inoltre aggiunto che in generale non è consigliato coltivare piccoli o addirittura piccolissimi appezzamenti di terra, perchè le dimensioni impedirebbero alle trebbiatrici di operare: la superficie ideale da considerare deve essere da 3 ettari in poi, focalizzandosi sui semi da olio e la lavorazione della paglia nel centro più vicino geograficamente. I conti sono ovviamente astratti finchè non si affronta la realtà produttiva di ogni caso ma i dati rappresentano una attendibile valutazione degli operatori nazionali ed europei nonchè numerose ricerche sul campo.
Gli operatori dell’agricoltura possono quindi guardare con favore alla coltivazione della canapa soprattutto nell’ottica di vendere direttamente il prodotto trasformato anche all’ingrosso (piuttosto che mettere semplicemente in commercio il seme o la balla di paglia in canapa).
Quali varietà preferire
Tra quelle legalmente ammesse alla coltivazione è bene sapere che esistono varietà cosiddette dioiche e monoiche. Le dioiche sono quelle tradizionali e devono il loro nome al fatto che generano sia piante maschili che femminili: i due terzi della coltivazione arriva alla maturazione dei semi ed è questa la varietà da preferire se si vogliono raccogliere gli steli.
Le varietà monoiche invece generano piante che recano entrambi i caratteri ‘sessuali’ e portano quindi sia fiori femminili sia fiori maschili: questa è la scelta migliore se si vuole raccogliere anche il seme.
Qualsiasi sia la scelta, è altamente consigliato non utilizzare diserbanti e arare prioritariamente il terreno per 20 centimetri di profondità attuando una erpicatura e possibilmente una fresatura del suolo. La concimazione invece è necessariamente dipendente dalle precedenti coltivazioni e dalle caratteristiche chimico fisiche del terreno in oggetto. La canapa ha la proprietà di “soffocare” le piante infestanti ed è una coltura ideale per ripulire i terreni, eliminando la necessità di diserbanti nelle coltivazioni successive. Inoltre, grazie alle radici profonde e sviluppate, migliora la resa delle altre colture per un maggior accumulo di carbonio nel sottosuolo.
La semina si effettua in primavera, tra fine marzo e inizio aprile: in questo periodo infatti l’umidità è ideale per la germinazione dei semi che si verifica a temperature superiori agli 8/10 gradi centigradi.