Vi fa strano che sulla vignetta di IvanArt vi siano dei nonnetti che fumano mariuana? Può sembrare un disegno buttato lì giusto per ridere, e invece ha un senso: la cannabis può aiutare chi è affetto dall’artrite reumatoide, una malattia cronica autoimmune che ad oggi viene trattata con farmaci non sempre efficaci.
Cos’è l’artrite reumatoide?
L’artrite reumatoide è una delle patologie più diffuse in Italia. Sarà capitato anche a voi di vedere donne anziane (colpisce molto più le donne che gli uomini) con le dita delle mani (o dei piedi) completamente deformate. A causare tali deformazioni, quasi sempre è l’artrite reumatoide. Una malattia reumatica infiammatoria cronica che danneggia in modo simmetrico le articolazioni e che in casi estremi può colpire anche gli organi interni.
In Italia 600.000 soggetti di età superiore ai 65 anni (quasi l’1% della popolazione) sono affetti da questa malattia. Convivere con l’artrite reumatoide è estenuante. Non è soltanto il dolore fisico ad essere insostenibile. Negli stadi più avanzati, chi ne è affetto è impossibilitato a svolgere i movimenti più elementari: alzarsi da una sedia, girare una maniglia o aprire un barattolo.
Nei tessuti dei pazienti affetti da artrite reumatoide vi è un’alta concentrazione di recettori CB2. Recenti studi, condotti dal dottor Sheng-Ming Dai, hanno dimostrato che un’adeguata cura a base di cannabis può sedare le infiammazioni articolari e, in alcuni casi, il CBD può bloccare l’evoluzione della malattia.
Il farmaco per l’artrite estratto dalla Cannabis: Sativex
Nel 2005 è stato sperimentato il Sativex, (nome originario Nabiximols), un farmaco estratto dalla cannabis e commercializzato sotto forma di spray orale che contiene in eguali quantità i principi attivi THC e CBD. Il Sativex è stato somministrato per tre settimane ad un gruppo formato da 58 pazienti e i risultati hanno dimostrato che il farmaco ha avuto effetti positivi in quanto ha contenuto il dolore articolare, migliorando la qualità del sonno dei pazienti (l’artrite si accusa soprattutto durante le ore di sonno e al risveglio).
Ma perché estrarre i principi attivi di una pianta e venderli in spray quando invece si potrebbe assumere direttamente la pianta? La risposta è semplice. La Cannabis è una sostanza illegale in molte parti del mondo. Per utilizzare i suoi principi attivi, attualmente l’unico modo è quello di sintetizzarli in laboratorio. Di contro, una volta immessi sul mercato, i farmaci a base di cannabis hanno un prezzo proibitivo e non sempre è facile recuperarli.
Il dottor Jason McDougall, alla guida del Dipartimento di Farmacologia della Dalhousie University in Canada, da anni è impegnato nella cura dell’artrite per mezzo della cannabis. E’ uno dei pochi, fra ricercatori e medici di tutto il mondo, a battersi per un’assunzione naturale, quindi diretta, della cannabis.
Nel corso della storia si sono sperimentati molti farmaci. In alcuni di essi (a discapito dei pazienti e dei loro figli) si sono scoperti effetti collaterali molto più pericolosi di quanto inizialmente si credeva.
Perché non dare una possibilità ad una pianta? Una pianta, che nasce dalla terra ed è pronta a svolgere le stesse funzioni di uno spray o di una pillola nata in laboratorio?
Si dice che alcune spezie e piante aromatiche utilizzate quotidianamente in cucina, se assunte male o in quantità eccessive, possano essere tossiche o addirittura velenose… eppure nessuno ha mai pensato di bandirle dai supermercati! Per quanto la si disprezzi, la Cannabis non ha mai ucciso o danneggiato nessuno. Se può curare milioni di persone (e con spesa minima), perché non decidersi una volta per tutte a concretizzare le proposte di legge finora abbozzate?